Mědĭterrāněum è un progetto mirato alla realizzazione di una collezione di opere cicliche, che, in linea con altre personali ricerche pittoriche sviluppa la volontà di creare e richiamare un legame di sintesi tra il linguaggio storico e contemporaneo.
In Mědĭterrāněum, l’identità è il concetto pregnante dell’intera opera. La matrice dell’identità in ogni suo aspetto, di quell’identità individuale, culturale e storica, che nel ben osservare s’assopisce nelle sue differenze, e questo senso e messaggio di pace interiore si può riappropriare scavando a ritroso nella notte dei tempi, attraverso una radicata conoscenza e consapevolezza della nostra pelle culturale.
Questo è il racconto di un viaggio che segue la linea d’una spirale che corre lungo un interminabile moto centripeto e centrifugo.
L’arte ci dona un messaggio eclatante: quanto in realtà vi sarebbe “un noi ed un loro” o meglio “un solo nostro e un solo loro”? L’arte nella sua purezza sintattica, ci unifica, ed inoltre ci riporta eguale dignità attraverso la magnificenza dell’operato artistico umano e della umanità come sua essenza.
Questo concetto si afferma nella mia opera attraverso l’estrapolazione e sincretismo dei moduli decorativi parietali che accompagnano il bacino territoriale esteso dei popoli del mediterraneo, e nel loro frammento di testimonianza dei passaggi che custodiscono la sua fragile ma solida permanenza di una memoria storica che ci racconta un grande moto centrifugo e centripeto. In questa opera in particolare, ”Aquae”, si presenta la combinazione un modulo iconico arabesco della tradizione islamica, ad un estratto decorativo del rosone della Basilica cattolica cristiana di Santa Caterina d’Alessandria di Galatina, nel sud Italia. Due moduli decorativi parietali che abbattono simbolicamente il concetto di “parete = muro” appunto, creando bellezza ed esperienza estetica, e si specchiano come in delle acque del mediterraneo, attraverso la lucentezza e la capacità specchiante dell’alluminio che accoglie nelle sue venature modellate della pellicola, la variazione cromatica dei cobalti, dei turchesi e degli oltremare liquefatti e di una traccia sanguigna. La traccia sanguigna affiora come traccia che racconta la ferita drammatica della mia epoca, gli esodi e le tragedie che avvengono nel mare Mediterraneo.
Il modulo decorativo, inoltre affascina il mio percorso di ricerca, nel suo potenziale di concetto del “finito-infinito”; la sua possibilità come una texture di esser un frammento che può estendersi all’infinito e proseguire come opera ancora aperta nell’estendersi di nuove tele.