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Il cielo sopra Berlino -
Nel cielo grigio sopra Berlino, nelle sue vie e nei suoi edifici si aggirano innumerevoli angeli non visibili agli adulti ma individuati dai bambini. Essi possono sentire i pensieri di ognuno e cercare, mettendosi loro accanto, di lenire i dolori dei più sofferenti. Due di loro, Damiel e Cassiel, si ritrovano periodicamente per raccontarsi le reciproche esperienze. Damiel è quello a cui pesa maggiormente la propria condizione: vorrebbe poter diventare uomo per percepire il senso della materia e della quotidianità. Grazie a una trapezista e a un attore riuscirà a prendere una decisione fondamentale.
Wenders, rientrato in Europa dopo la doppia esperienza americana di Hammett e di Paris, Texas, va alla ricerca delle proprie radici culturali e sceglie, lui originario di Düsseldorf e ammiratore di Colonia, quella Berlino che lo ha visto, diplomando alla scuola di cinema di Monaco, esordire nel lungometraggio. La città, con la sua tormentata storia, con i suoi monumenti, è la coprotagonista di uno dei migliori film in assoluto dell'intera filmografia wendersiana.
Ispirato da Rilke e con l'assolutamente importante collaborazione di Peter Handke, Wenders ci propone una riflessione sull'esistere che si fa cinema, pensiero e azione. Cinema innanzitutto e fin dalle primissime immagini con l'angelo Bruno Ganz che viene visto dai bambini in un affascinante bianco e nero. Quell'angelo è un 'collega' degli 'angeli' registi che Wim sente vegliare su di lui: Truffaut, Ozu e Tarkovskij a cui dedica il film alla fine. Ma è anche colui che sente il bisogno di superare la fase di 'ascolto' della vita per immergervisi completamente. Non basta osservare la realtà e condividerne, anche se sempre con distacco, i sogni e le disillusioni. Bisogna entrarvi con il peso della passione e del dolore. Non a caso ad aprire questa dimensione a Damiel sono due persone che hanno fatto della 'rappresentazione' la loro vita: la trapezista Marion e l'attore Peter Falk.
Grazie a loro il bianco e nero può diventare colore e l'angelo, che osservava dall'alto del campanile simbolo della Berlino devastata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, può ora, come dicono gli inglesi, "to fall in love" "cadere in amore". Perdendo l'eternità ma acquisendo la fondamentale dimensione umana.
A Scanner Darkly -
Linklater ripropone la stessa sperimentazione estetica del suo film Waking Life (USA, 2001), usata ancor prima nella versione animata de Il Signore degli Anelli (1978) di Ralph Bakshi, girando in normale live action per poi ritoccare con animazione grafica digitale (in un processo conosciuto come Interpolated rotoscoping) per un totale di 18 mesi di post-
Il procedimento tecnico aiuta a costruire e creare il mondo completamente alienante del protagonista e dei suoi amici tossicodipendenti e a meglio descrivere la stratificazione d'identità di Bob/Fred. Il fatto che il lungometraggio sia una via di mezzo tra un film con attori in carne ed ossa ed un cartone animato aiuta enormemente a creare nello spettatore uno stato confusionale, cercando di simulare gli effetti psicotropi della droga.