IL PENSIERO

Il mio lavoro diviene interprete ed intensa riflessione verso le sfere emozionali irreversibilmente mutate dalla società dei consumi. La persuasione è ormai visibile, essa s’impone su ogni azione e pensiero etico/morale, influisce nell’immediato su ogni stato emozionale mutando ed alterando le necessità primarie e le relazioni umane. La materia ha assorbito l’anima, o meglio è solo nella materia l’anima? Il percorso dei miei lavori ridipinge le note sensibili del “chi siamo”, e non “cosa siamo”, lo stridere dell’io, della nostra identità (e anche dignità) come uomo.

Le correlazioni tra le forme di piacere non rimangono impassibili: tutto è compromesso dal senso di “rifiuto” inteso come spreco, il senso del piacere si consuma fino lo stadio dell’effimero e fino la soglia di una razionalità appagata dal superfluo. Divenendo oggetto di consumo, siamo successivamente destinati al rifiuto: nell’individualismo e nel nichilismo non vi è possibilità di ulteriore trasformazione.

In principio la scelta formale accenna lievemente per alcuni aspetti i principi del “bello apollineo” oggi interpretato dall’estetica dettata dall’ Advertising. L’immagine è accattivante, l’equilibrio tende al solenne, l’estetizzazione è al massimo, ma cela un particolare controverso (il graffio, la lacerazione) che inverte il primo impatto visivo e ne ribalta il significato per aprirsi verso un’espressività più profonda ed universale. In quell’istante il velo si è lacerato.

Successivamente si contrappone il senso di metamorfosi dei segni e dell’impronta materica aniconica, dove ognuno viaggia e crea la propria immagine.